Mai più bagno freddo: la bolla nascosta nello scaldasalviette che sta bloccando il tuo comfort e svuotando il portafoglio

L’aria intrappolata nello scaldasalviette rappresenta una delle principali cause di inefficienza termica nel bagno. Una semplice bolla d’aria nascosta nel circuito può compromettere completamente il riscaldamento, impedendo allo scaldasalviette di funzionare correttamente anche dopo ore di accensione. Il risultato è un ambiente freddo e umido che non si asciuga mai, con consumi energetici invariati ma zero comfort.

Secondo una ricerca del Politecnico di Milano sull’efficienza termica degli impianti di riscaldamento, la presenza di aria nei radiatori ostacola significativamente la trasmissione del calore e può aumentare i consumi fino al 15%. Questo fenomeno non riguarda solo il comfort abitativo, ma ha importanti implicazioni economiche sulle bollette energetiche domestiche.

Come si forma aria nello scaldasalviette e perché blocca il riscaldamento

Il funzionamento di uno scaldasalviette ad acqua dipende dalla circolazione continua del fluido termovettore. Durante i mesi estivi, quando l’impianto rimane spento, l’acqua può evaporare parzialmente o ritirarsi nei circuiti più bassi, lasciando spazio a vuoti d’aria. Inoltre, la micro-porosità di guarnizioni e valvole permette infiltrazioni minime di ossigeno che formano bolle al riempimento del sistema.

Quando in autunno si riattiva il riscaldamento, la pompa della caldaia spinge l’acqua calda attraverso il circuito, ma le bolle impediscono al liquido di riempire uniformemente i corpi radianti. Le conseguenze sono evidenti: sezioni dello scaldasalviette che rimangono fredde, flusso interrotto con rumori e gorgoglii, riscaldamento non omogeneo e maggior lavoro della caldaia per raggiungere la temperatura impostata.

L’Agenzia ENEA ha rilevato che impianti con aria residua consumano fino al 15% in più rispetto a sistemi correttamente sfiatati. Un semplice accumulo d’aria trasforma l’energia consumata in spreco invece che in calore diffuso, penalizzando sia il comfort che il portafoglio.

Quando eseguire lo sfiato manuale dello scaldasalviette

Lo sfiato manuale rappresenta la soluzione più efficace e accessibile per eliminare l’aria dal circuito. Secondo le linee guida UNI/TS 11300-2:2014 per la manutenzione degli impianti termici, ogni scaldasalviette ad acqua integra una valvola di sfiato proprio per questo scopo specifico.

L’operazione va eseguita a inizio stagione fredda quando si riattiva l’impianto, dopo interventi su altri radiatori, se si avvertono rumori anomali o quando l’impianto non scalda nonostante la pressione caldaia sia corretta. Sfiatare regolarmente previene l’usura precoce della pompa di ricircolo, riduce lo stress su guarnizioni e valvole termostatiche, mantiene l’impianto bilanciato e abbassa i consumi a parità di temperatura ambiente.

Procedura completa per sfiatare lo scaldasalviette

Prima di iniziare, verificare che lo scaldasalviette sia ad acqua e non elettrico. I modelli elettrici non contengono valvole di sfogo né circuito idraulico pressurizzato. Servono un contenitore per raccogliere l’acqua, un cacciavite a taglio o chiave sfiato per radiatori, un panno e guanti per evitare scottature.

Spegnere la caldaia e attendere almeno 10 minuti per il raffreddamento dell’acqua. Aprire il rubinetto di carico sotto la caldaia portando la pressione a circa 2,5 bar per favorire lo spostamento dell’aria verso i punti alti. Posizionare la bacinella sotto la valvola di sfiato, solitamente nella parte alta laterale dello scaldasalviette.

  • Ruotare lentamente la valvola con il cacciavite ascoltando il soffio d’aria iniziale
  • Attendere fino all’uscita di un getto costante e chiaro di acqua
  • Chiudere immediatamente la valvola quando l’acqua esce regolare
  • Controllare e regolare la pressione caldaia riportandola a 1,0-1,5 bar
  • Riaccendere l’impianto verificando il riscaldamento uniforme

Se dopo lo sfiato permangono sezioni tiepide, controllare che l’aria non sia presente anche negli altri radiatori, procedendo dal più vicino alla caldaia fino al più distante.

Vantaggi dello sfiato tempestivo e errori da evitare

Effettuare l’operazione qualche giorno prima del primo freddo, con impianto ancora spento, permette alla pressione di stabilizzarsi gradualmente, evita il disagio di ritrovarsi con un bagno gelido e riduce il rischio di picchi di temperatura su un circuito non attivo. Un sistema correttamente sfiatato lavora meglio, riscalda più velocemente e senza dispersioni energetiche.

Errori comuni da evitare includono lasciare la valvola aperta troppo a lungo rischiando di svuotare il circuito, non controllare la pressione finale in caldaia, tentare lo sfiato a impianto in funzione e confondere la valvola di sfiato con quella di ritorno. Chi vive in case a più piani dovrebbe prioritizzare gli scaldasalviette al piano superiore, dove l’aria sale naturalmente.

Problemi ricorrenti e soluzioni durature

Se l’aria continua a formarsi dopo più interventi, le cause vanno cercate in infiltrazioni attraverso valvole danneggiate, carico acqua con pressione eccessiva, vaso di espansione non efficiente o presenza di fanghi nel circuito. In questi casi è necessario l’intervento di un termotecnico per controlli approfonditi dell’impianto.

Studi dell’Università di Bologna hanno dimostrato una correlazione diretta tra pressione elevata durante il rabbocco e formazione di microbolle. Pressioni superiori a 2,5 bar durante la fase di carico possono generare bolle microscopiche che, aggregandosi, creano i problemi di circolazione descritti.

Sfiatare uno scaldasalviette rappresenta un intervento di manutenzione fondamentale che non costa nulla ma previene inefficienze costose, migliora il comfort quotidiano e allunga la durata dell’impianto. Come evidenziato dal Politecnico di Milano, la manutenzione ordinaria può estendere la vita utile dell’impianto fino al 20% e mantenere l’efficienza energetica vicina ai valori di progetto per molti più anni. Un gesto semplice che trasforma radicalmente la qualità del riscaldamento domestico.

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